A meno che i test di laboratorio “ufficiali” non ne diano prova inconfutabile, con la conseguente diagnosi di celiachia, la medicina ufficiale ha sempre ignorato, infatti, che un soggetto possa avere un “problema” con il glutine. Eppure, riferendoci solo al nostro paese, sono circa 3 milioni le persone che, pur in assenza di test positivo per la celiachia, accusano sintomi a questa sovrapponibili: intestino irritabile, gonfiore, scariche, dolori addominali, emicrania, stanchezza cronica, anemia e disturbi correlati. Grazie ai suoi studi, il Dottor Alessio Fasano, ricercatore dell’università del Maryland a Baltimora e da anni impegnato nella ricerca sugli effetti del glutine nell’organismo, ha finalmente permesso di riconoscere ufficialmente ciò che la medicina alternativa sostiene da tempo: l’ipersensibilità al glutine (e ai cereali che lo contengono) esiste. Possiamo chiamarla “intolleranza al glutine”, “gluten sensitivity” oppure, come si legge spesso, “celiachia mascherata” o “quasi celiachia”.
Cos’è il glutine
Il glutine è un complesso proteico, costituito da due proteine, gliadina e glutenina, presente in molti cereali, nello specifico frumento, orzo, farro, segale, kamut, avena e in tutti gli alimenti da questi derivati; è invece assente nel riso, nel mais, nel grano saraceno, nel miglio, come anche nella quinoa, nell’amaranto e nella tapioca.
Quando la gliadina (in particolare una sua frazione, detta α-gliadina) non viene digerita a livello intestinale, l’organismo innesca una risposta immunitaria nei suoi confronti, trattandola non più come alimento ma come sostanza estranea, contro la quale difendersi. Attiva anche la formazione di anticorpi e sostanze infiammatorie che si scatenano contro la mucosa intestinale stessa, provocandone la progressiva lesione fino ad atrofia dei villi intestinali e a perdita delle capacità selettive ed assorbenti della mucosa.